domenica 22 agosto 2010

"Una giornata al centro" Parte terza


Questo mi ha permesso di stimolare, nella narrazione, anche la scansione temporale delle diverse attività andando a far lavorare la memoria episodica. Inoltre il laboratorio si era posto come obiettivo, poi raggiunto, di sollecitare la creatività e il pensiero narrativo, la capacità di immedesimazione nel qui ed ora aggiungendo le didascalie alle scene preparate, ed in coerenza con esse, riuscendo a distaccare il sé percepito da quello immaginato nel fumetto, una competenza di astrazione che spesso è fortemente deficitaria in soggetti affetti da questa sindrome. Inoltre un risultato senza dubbio non trascurabile è stato quello di rimandare delle competenze ancora valide e funzionali, ogni partecipante si è sentito parte di un progetto di media lunghezza e soggetto attivo per la realizzazione del prodotto finale.
All’inizio mi sono affidato a dei disegni, da me realizzati, che riproducevano le diverse parti di una giornata tipica, in modo da facilitare l’immissione del testo nelle diverse didascalie, attività svolta esclusivamente dai pazienti. Si è passato poi alla vera e propria fase realizzativa, le foto, che sono state scattate in tre giornate diverse.
Si è partiti dalle “prime luci dell’alba” ovvero dal momento in cui il pulmino del centro passa presso le abitazioni di ciascun utente per portarlo al centro. Munito di macchina fotografica ho accompagnato i primi momenti di un utente del centro diurno, il percorso in città e l’arrivo al centro. Come si può immaginare il look delle utenti del centro è apparso subito molto più ricercato e attento ai particolari del consueto, segno questo che a qualsiasi età un po’ di civetteria non guasta mai.
Arrivati al centro si è passato ad immortalare i diversi momenti della giornata. La riattivazione motoria e la “lettura del giorno” sono due momenti cardine di inizio giornata. L’infermiera (fig.1) legge delle informazioni storiche che caratterizzano quello specifico giorno, in modo da operare un riorientamento nel tempo, mentre la fisioterapista (fig.2) si occupa della stimolazione fisica con esercizi mirati a riattivare i muscoli che con l’età sono sempre meno sottoposti a lavoro.
Prima però di cominciare questo tipo di stimolazione fisica l’infermiera (fig.3) è incaricata di misurare la pressione a tutti gli ospiti del centro, in modo da tenere costantemente aggiornato lo stato di salute di ciascuno ed intervenire con prontezza nel caso di picchi troppo sopra o sotto la media. Questo momento, come si può facilmente immaginare, è fonte di una serie di domande ed interrogazioni circa lo stato di salute di ciascuno, una bonaria e tacita gara a chi ha la pressione migliore.

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