domenica 22 agosto 2010

"Una giornata particolare" Parte quarta

Nel qui ed ora siamo una coppia affiatata che ride e scaccia ogni intrusione esterna. Le battute provocatorie della mia compagna non si fanno attendere, ma so che tutto è permesso quando due persone sono divise da più di mezzo secolo.
Una volta le ho chiesto se la ginnastica le fosse piaciuta e lei, nascondendo un sorriso malizioso tra le mani mi ha risposto che avrebbe preferito farla con me, la ginnastica. Da allora tutto è diventato simpaticamente lecito.
Dopo poco mi tocca abbandonare la stanza per dirigermi dall’altra educatrice e saggiarne le attività. Anche qui tutti sembrano essere a proprio agio ed impegnati, anche io partecipo e mi accorgo di quanto siano importanti queste attività e che ti piacciano o no fanno passare il tempo. Si chiacchiera, ci si trastulla con i materiali e il pomeriggio si riempie. Bisogna arrangiarsi e farsi piacere la realtà così come te la presentano, ma da questo si può trarre una certa soddisfazione o quantomeno serenità.
Ore 17:00 pausa.
Dopo otto ore di carrozzina la mia schiena chiede il cambio e mi tocca abbandonare per un breve periodo le stanze e la compagnia e farmi condurre sul letto, per riposare un po’. L’assistente delicatamente mi sbatacchia sul letto e mi saluta. Tempo mezz’ora e mi riprendo, vedrete!.
Passa un’ora e mi decido a “tirarmi” su e a chiamare qualcuno che mi rivenga a prendere. Pochi minuti e la combinazione astrale tra disponibilità di personale, l’insistenza mia personale e la mancanza di un’emergenza fanno allineare gli astri in mio favore ed un angelo risponde alla mia chiamata. Mi domando: “Questi sorridono sempre, ma come fanno?”. Mistero della fede!
Ore 18:00 - 19:00 sun downing syndrom
La sun downing syndrom è una sindrome depressiva causata dal calare del sole. Con l’avvento della sera le luci si affievoliscono, le ombre si allungano e il mondo esterno appare realmente lontano. In questa condizione dei deliri pregressi o degli stati allucinativi intermittenti possono scatenare una sintomatologia che va dall’ipercinesia, all’agitazione, alle allucinazioni o, come nel mio caso alla depressione.
La mia è più che altro una malinconia contingente al contesto e per parlare di depressione avrei bisogno di più giorni passati col morale a pezzi, tuttavia i pensieri che affollano la mia mente mi fanno pensare che se la mia condizione fosse permanete probabilmente questa si strutturerebbe in qualcosa di più stabile e cronico.
Sono tante le domanda e cui non riesco a dare una risposta e che mi agitano in quest’ora che mi separa dalla cena e dall’incontro con il mio cordiale commensale.
Che senso ha tutto questo? I parenti che vengono e che poi vanno via? Il cibo? Le attività? Un po’ di televisione e poi a letto, niente sembra avere senso e davanti solo tempo di attesa e nessun progetto.
Penso che riempire la vita di cose, profumi, immagini ed esperienze ti faccia accettare meglio questo “domani senza un domani”. Che le cose che hai fatto per l’intera vita, come dopo una lunga corsa, ti lasciano con l’affanno ed hai bisogno di star seduto per riprendere fiato.
Ore 18:00 le visite serali
Dannazione odio i parenti degli altri! Non fanno altro che sottolineare indirettamente che sono solo. Rompono quel tacito patto del “ci hanno abbandonati” e mi viene da isolarmi e pensare un po’ ai miei di parenti. Allora mi sposto e mi piazzo in sala tv a fianco di una carissima amica ottantenne.
Siamo molto legati e durante gli “altri giorni” ci capita spesso di far visita l’uno a l’altra. Guardiamo la cronaca in tv e mi stupisce quanto la cosa mi interessi. Guardo col fiato sospeso un programma che “in piedi” non mi sognerei nemmeno di tenerlo come fondo per il televideo. Ed invece resto li a commentare di come le cose siano cambiate, di quanti delinquenti ci sono in giro, che non si sta più sicuri nemmeno in casa propria e via discorrendo, ma con una convinzione solida, che in un certo modo mi fa apprezzare il fatto di essere al sicuro in una strutture protetta.
Ore 19:00 cena.
Dopo un’ora abbondante passata a raccontare al mio interlocutore del pranzo questa lunga e strana giornata, mi congedo e mi faccio accompagnare in camera. Questo momento, insieme a quello che mi attende alle otto di domani mattina, è da un po’ che lo ripasso mentalmente, perché è sicuramente uno dei più particolari.
Ore 20:00 prepariamoci per andare a letto
Condotto in stanza l’assistente mi introduce le prassi che caratterizzano questo momento. Mi viene chiesto se ho qualche abitudine in particolare, come andare in bagno prima di mettersi a letto, lavarsi i denti o semplicemente spogliarsi, se voglio un luce accesa o le spondine nel letto per non cadere.
Mi fa una serie di domande a cui non ho mai pensato di rispondere e che mi lasciano stranamente imbambolato. Con professionalità dolce e accudente mi mette a letto e mi spoglia, prima il sopra e poi il sotto.
Mi gira e mi rigira e mi accorgo fin da subito che lottare non serve a niente, così come provare ad aiutarlo, rischio solo di essergli d’impaccio e di fargli perdere tempo. Mi rassegno e lo lascio fare. In meno di dieci minuti mi ha spacchettato e imbustato ed ha già tirato su le coperte, cosa che credo sia stata fatta l’ultima volta 23 anni fa.
Il gesto in sé è piacevole, ma un po’ stridente anche se il motivo non mi è ben chiaro. Forse è il contesto che è insolito o forse l’accudimento e le coccole devi prendertele da chi te le da, chiunque esso sia.
Ma domani mi aspetta la doccia.
La notte passa indisturbata, c’è una calma da sanatorio al cospetto di una montagna incantata, come nel romanzo di Mann. Nessun rumore o disturbo, una baia cullata dal silenzio. Solo in piena notte i passi del medico di guardia, resi incerti dal sonno, che risponde ad una chiamata mi destano per poi lasciarmi nuovamente riposare.
Ore 6:30 la sveglia.
I primi rumori mattutini sono lievi ma in un crescendo costante, una signora si è svegliata ed inizia a chiamare.
Lo fa con insistenza, dice ”vieni qui, vieni qui”, lo fa con voce cordiale ma col passare del tempo diventa implorante e finisce per essere offensiva. Le offese sono tenui, come quelle che una persona di novantenni riesce a proferire e penso che certi termini spariranno. La mia generazione sarà molto più offensiva e sboccata.
Giuro che la tentazione di trascinarmi e gridarle di smetterla mi è venuta, urlarle “basta!”, “piantala!” ma è stato solo un pensiero, non tanto fugace, che mi ha impegnato la mente per diversi minuti.

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