domenica 22 agosto 2010

"Una giornata particolare" Parte prima

Qualche tempo fa la direttrice della casa di riposo presso la quale svolgo il ruolo di coordinatore, mi aveva chiesto di scrivere un articolo che descrivesse in linea generale la vita all’interno di una casa di riposo, che ne ripercorresse i ritmi e ne sottolineasse i diversi vissuti che si alternano in una giornata tipo.
Di li a pochi giorni, percorrendo la strada che da casa mi separa dalla struttura, mi sono ritrovato casualmente a pensare a cosa una persona in sedia a rotelle riesca a vedere e se il fatto di dover costantemente torcere il collo per guardare il volto di chi gli parla non faccia perdere la voglia di comunicare o di chiedere.
Successivamente, avvicinandomi al cancello della struttura, la riflessione che per un lungo tratto mi è ronzata per la testa, si è collegata all’immagine reale e presente del cancello chiuso davanti a me. Come unire le due cose?
Mi è sembrato quindi naturale e consequenziale chiedere alla direttrice se una simulazione di ricovero poteva essere un argomento interessante per l’articolo.
L’idea è sostanzialmente semplice, simulare di essere un anziano parzialmente autosufficiente per un giorno intero, sottoponendomi a tutte le “cure” che una casa di riposo può offrire.
Ovviamente il confine tra autosufficiente e non è difficilmente superabile da un ventottenne autonomo e ancora, si suppone, nel pieno delle proprie capacità psicofisiche, per cui l’utilizzo di un ausilio che rendesse le cose meno fluide pareva d’obbligo. La soluzione è stata abbastanza ovvia, la sedia a rotelle, che mi avrebbe accompagnato per 24 ore, dalle nove alle nove del mattino seguente.
Il passo successivo è stato quello di avvisare lo staff e alcuni degli anziani che quotidianamente fanno parte della mia personalissima vita relazionale, parallela a quella lavorativa.
Il feedback immediato da parte degli operatori è stato di spontanea ilarità e sconcerto per la proposta da me fatta, successivamente si sono subito “rigirati” il futuro anziano scaricandolo bonariamente tra l’uno e l’altro.
La risposta degli anziani è stata invece diversa. Una sottile ammirazione si è subito manifestata, seguita da una celata sfida a resistere, soprattutto a causa della sedia a rotelle.
L’idea è sembrata loro valida anche se ritenevano impossibile, a ben ragione, che sarei riuscito ad immedesimarmi realmente in una dimensione sfuggente e spesso carica di sofferenze, una realtà difficile da comprendere per chi è sano o autosufficiente.

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