domenica 22 agosto 2010

"Una giornata particolare" Parte quinta

Ma il turno è il turno e la signora dovrà aspettare ancora un po’; a turno, tutti i giorni si viene alzati per primi e poi per ultimi. Ma ora tocca a me.
Ore 8:00 la doccia.
Questo è il momento più critico, quello di maggior coinvolgimento a causa anche del forte imbarazzo. Se da mesi giro per la struttura in giacca ora uno di loro dovrà vedermi nudo. Coraggio e rassegnazione.
Arriva l’assistente che avrà l’ingrato compito di farmi le abluzioni mattutine. Anche lui mi spiega come si fa in questi casi, è paziente e mi chiede se ho dormito bene, mi porta un paio di ciabatte e mi inizia a spogliare.
Mi controlla gli eventuali decubiti, caviglie, sedere e osso sacro e mi issa sulle spalle. Faccia a faccia come non avrei mai pensato di trovarmici. Resto così nudo e inerme davanti a lui, che con professionale e garbata non curanza mi fa appoggiare sulla carrozzina per condurmi a fare la doccia. Sotto la doccia i movimenti sono meccanici, ma umani, sdrammatizza parlando della sua vita e mi conduce dolcemente lontano da quel momento e dall’imbarazzo che provo ad essere toccato in zone che credo siano state solo lontanamente viste da mio padre quando ero ancora in fasce. Dalle mie parti si dice che i figli sono delle madri e ad un padre certi oneri non toccano.
L’assistente mi asciuga con cura, si china e mi avvolge i piedi nell’asciugamano, riportandomi alla memoria, come una magdalen sacra ad un lavaggio ben più importante, ma fatto credo con la stessa cura.
Finito l’operazione mi poggia sul letto e mi riveste con attenzione, gli slip ben tirati, prima la testa o il braccio per la canottiera, un passante della cinta saltato, lui che si cala per mettermi le scarpe; tutto è placido e da i brividi, si stabilisce una connessione intima alla quale è meglio non ribellarsi, che va accettata perché quello è il suo lavoro e sa farlo.
Lo ringrazio di cuore, perché tutto è passato senza strappi o forzature e alla fine ho capito quello che dovevo capire.
Non mi resta che fare colazione, allora mi accompagna e mi lascia al tavolo, dove divoro una zuppa di latte resa quasi “amniotica” dal quantitativo dei biscotti che ho disciolto.
Dopo di ciò mi guardo intorno in modo un pò furtivo e finalmente mi alzo.
Fine

Nessun commento: